Per l’Architetto Luigi Gorga ogni spazio nasce dal dialogo: tra materia e luce, tra stratificazione storica e linguaggio contemporaneo, tra riflessione progettuale e qualità dell’abitare.

Nel progetto della guest house di Piazza Sidney Sonnino a Roma, lo Studio Gorga indaga il senso più attuale dell’ospitalità temporanea: un equilibrio sottile tra dimensione intima e vocazione condivisa, tra memoria sedimentata del luogo e rigore espressivo contemporaneo.
L’intervento firmato dall’Architetto Luigi Gorga restituisce a un edificio storico nel cuore di Trastevere una rinnovata leggibilità spaziale, in cui la luce diventa autentica materia costruttiva e il colore si configura come dispositivo narrativo. L’immobile, originariamente articolato in quattro unità abitative ristrutturate sommariamente una ventina d’anni fa, è stato radicalmente ripensato nel suo impianto distributivo: l’assetto attuale comprende sei camere, ciascuna dotata di servizi privati, con variazioni altimetriche studiate per definire nuove gerarchie spaziali e amplificare la percezione di profondità.
I sistemi di pavimentazione Skema hanno svolto un ruolo determinante nel ricucire le diverse zone funzionali, garantendo continuità visiva e prestazioni tecniche coerenti con le esigenze ricettive. La palette cromatica, tenue e avvolgente, accompagna l’esperienza percettiva senza sovrastarla, mentre i soffitti sono stati oggetto di un recupero conservativo che ne preserva il valore testimoniale. Ogni elemento di arredo fisso e accessorio è stato progettato e realizzato su misura, secondo un approccio sartoriale che consolida l’identità del luogo e sottolinea una concezione dell’ospitalità intesa come relazione autentica: ogni dettaglio è pensato per durare nel tempo, dialogare con il contesto e restituire senso all’abitare. Un progetto che trascende la mera funzionalità per configurarsi come gesto architettonico compiuto.

In questo progetto emerge una marcata attenzione per la qualità dei dettagli e per la relazione tra gli spazi. I corridoi sono concepiti non come semplici elementi di distribuzione, ma come luoghi che conferiscono ritmo e continuità all’esperienza abitativa, mentre gli ambienti comuni sono studiati per favorire l’interazione tra gli ospiti. Come nasce questa filosofia dell’abitare e in che modo orienta il vostro approccio metodologico nelle ristrutturazioni?
Il nostro approccio metodologico nelle ristrutturazioni varia di volta in volta, perché ogni abitazione ha un carattere e un potenziale propri. Non seguiamo uno schema rigido, ma costruiamo il progetto intorno alle specificità dello spazio e alle sensazioni che vogliamo trasmettere. Un filo conduttore rimane però costante: l’armonia e il dialogo tra un ambiente e l’altro, affinché ogni spazio sia in relazione e contribuisca a una percezione complessiva di continuità.
In questo progetto, trattandosi di un alloggio per brevi periodi, la sfida era evitare che l’ospite si sentisse “ospite”. La nostra idea di struttura ricettiva punta invece a farlo sentire non solo a casa, ma nella sua casa ideale. Abbiamo lavorato con toni e spazi informali, accoglienti e naturali, ma sempre con grande attenzione al dettaglio, perché nulla risulti casuale o manchi all’esperienza di comfort e familiarità che vogliamo offrire.
Trastevere possiede un carattere urbano riconoscibile, una vitalità stratificata che si traduce in cromie, matericità e proporzioni irripetibili. Come avete operato in un contesto così fortemente identitario, bilanciando il rispetto per la memoria storica con l’esigenza di proporre un linguaggio progettuale contemporaneo e di respiro internazionale?
In un contesto così fortemente identitario è fondamentale avere grande attenzione alle strutture specifiche dell’edificio in cui si interviene. A Roma, e in particolare a Trastevere, ogni palazzo ha una storia da raccontare e da preservare. Per noi era essenziale rispettare questa memoria, intervenendo in modo puntuale e consapevole.
Per bilanciare il dialogo tra passato e contemporaneità, abbiamo scelto di restaurare i soffitti in voltine, precedentemente coperti, restituendo autenticità e profondità allo spazio. Abbiamo poi lavorato con una palette cromatica ispirata ai vicoli e alle facciate del quartiere, integrando arredi su misura e pezzi selezionati che combinano design contemporaneo e materiali naturali. In questo modo, l’atmosfera rimane coerente con il contesto romano ma si apre a un gusto internazionale, capace di accogliere l’ospite in uno spazio unico e personale.
Nel progetto si percepisce una particolare attenzione per la dimensione tattile e la percezione materica: superfici dai toni caldi, texture morbide, dettagli che evocano sapienza artigianale. Quali sono i criteri che guidano la selezione dei materiali e delle finiture nei vostri interventi? In che modo la scelta dei sistemi di superficie Skema ha contribuito a definire quell’equilibrio tra comfort sensoriale e autenticità espressiva che caratterizza la guest house?
La selezione dei materiali e delle finiture nei nostri interventi parte sempre dall’osservazione dei gesti quotidiani e dalla volontà di creare un’esperienza sensoriale completa. Cerchiamo superfici che siano calde al tatto, texture che invitino al contatto e dettagli che raccontino una storia artigianale, in grado di trasmettere autenticità senza rinunciare al comfort.
Nel caso di questa guest house, i sistemi di superficie Skema ci hanno permesso di combinare resistenza e praticità con un forte valore estetico: le finiture materiche e i toni naturali contribuiscono a un equilibrio tra funzionalità ed emozione, definendo spazi accoglienti e contemporanei che mantengono un legame con la tradizione romana. Grazie a queste soluzioni, ogni ambiente comunica calore, attenzione al dettaglio e un senso di armonia che rende l’esperienza dell’ospite unica e memorabile.
Può raccontarci la genesi della collaborazione con Skema per questo progetto? Quali collezioni avete selezionato e in base a quali parametri? Si è trattata prevalentemente di una scelta estetico-compositiva o di natura prestazionale? Quali aspetti del metodo di lavoro dell’azienda, dalla fase di campionatura all’assistenza tecnica, fino al coordinamento in cantiere, hanno maggiormente supportato il processo progettuale?
La collaborazione con Skema è nata dalla ricerca di superfici in grado di coniugare estetica e prestazioni elevate, fattori fondamentali per una guest house. La selezione delle collezioni è stata guidata da parametri estetico-compositivi e tecnici: colori, texture e continuità visiva, ma anche funzionalità e durabilità.
Skema ci ha supportato in particolare nella fase di campionatura e nella scelta della soluzione più adatta, sia dal punto di vista estetico sia tecnico-funzionale. Grazie alla flessibilità del prodotto, è stato possibile affrontare con successo dettagli complessi, come le rampe di accesso e i punti di raccordo sugli angoli, ottenendo un risultato armonioso, sicuro e perfettamente integrato nel progetto.
Molti dei vostri interventi nascono dal recupero e dalla rifunzionalizzazione di volumi esistenti. In una fase storica in cui la ristrutturazione si configura anche come atto di responsabilità ambientale, come si sta evolvendo, a suo avviso, il concetto di “abitare la rigenerazione”? Quale ruolo possono assumere i sistemi coordinati di superfici, come quelli proposti da Skema, nel conferire coerenza formale e identità progettuale ai nuovi interni?
Il concetto di “abitare la rigenerazione” si sta evolvendo verso una visione in cui la ristrutturazione non è solo recupero funzionale, ma anche attenzione alla sostenibilità e alla qualità della vita degli abitanti. Recuperare un volume esistente significa valorizzarne la storia, ottimizzare le risorse e ridurre l’impatto ambientale, creando spazi che siano insieme confortevoli e rispettosi del contesto.
In questo processo, i sistemi coordinati di superfici, come quelli di Skema, giocano un ruolo fondamentale. Offrono un dialogo materico tra gli ambienti e una grande flessibilità progettuale, permettendo di affrontare dettagli complessi e garantire uniformità stilistica. Grazie a queste soluzioni, anche in contesti ristrutturati è possibile coniugare coerenza formale, identità del progetto e comfort funzionale, trasformando ogni intervento in un’esperienza abitativa armoniosa e sostenibile.