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- 8 Dic, 2025
Progettare il colore: un approccio su misura per gli spazi contemporanei
Daniele Iotti, designer delle finiture di Arcobalenocolorlab, racconta come l’abbinamento tra pavimenti e finiture murali sia diventato un processo di ascolto e personalizzazione.
Progettare il colore
Nel panorama della progettazione di interni, l’abbinamento tra pavimenti e finiture murali ha smesso di seguire regole prestabilite per trasformarsi in un processo di ascolto e personalizzazione. Un cambiamento che riflette una nuova consapevolezza: quella degli spazi come ambienti da vivere emotivamente, non solo funzionalmente.

Il colore come progetto personale

Non c’è più una tendenza, una moda, che definisce il colore da utilizzare, ma c’è una consapevolezza nel volerlo progettare” spiega Daniele Iotti, designer delle finiture. “Il colore diventa qualcosa di veramente soggettivo e da inserire all’interno degli ambienti in base a tantissimi valori personali“.

Questa evoluzione segna il superamento di affermazioni banali e generaliste come “il verde rilassa” o “il rosso agita”. Ogni persona porta con sé un bagaglio inconscio di associazioni cromatiche che può ribaltare le convenzioni. Per questo motivo, Daniele adotta un approccio che parte dal dialogo e dall’osservazione: “È come se il progetto nascesse naturalmente attraverso il dialogo. Si parla con il cliente, si cerca di capire, superate le esigenze tecniche, quello che veramente cerca“.

Daniele Iotti designer

L’importanza della materia

In questo processo, il pavimento gioca un ruolo fondamentale. Non è solo una superficie, ma un elemento che comunica attraverso la sua matericità. “Il pavimento è un colore, oltre a essere un materiale: l’effetto pietra ha un’estetica, l’effetto legno bianco ne ha un’altra, l’effetto legno scuro un’altra ancora” sottolinea Daniele.

Quando un cliente esprime il desiderio di camminare scalzo su un parquet, quello che può sembrare solo un dettaglio diventa una chiave di lettura. “Comincio a capire che questa persona ama la materia. Probabilmente posso proporgli anche dei materiali sulle pareti che non sono solo delle pitture ma dei prodotti materici che hanno la loro texture e che collegano il calore del pavimento con quello che potrebbe essere il calore della calce “.

Versatilità compositiva

La scelta di soluzioni come i pavimenti Skema offre una libertà compositiva inedita. Grazie agli spessori ridotti e alla posa rapida, questi pavimenti permettono di intervenire su ambienti esistenti senza demolizioni invasive, aprendo possibilità progettuali che prima richiedevano cantieri complessi.

“Un pavimento in rovere si abbina perfettamente con un beige, con un blu, con un ruggine, con un verde” spiega Daniele. “Il legno è un’essenza naturale e quando si abbinano materiali autentici come ferro, vetro, legno, il risultato è sempre armonioso“.

Oltre il neutro: verso spazi personali

Il periodo della “dittatura del tortora” sembra ormai alle spalle. “Le case, una volta finite, erano bellissime da fotografare, ma le persone si sentivano di vivere in qualcosa di spoglio, che aveva bisogno di tanto lavoro di personalizzazione” – racconta il designer – “Se io ho un carattere estremamente impegnativo, probabilmente la casa neutra mi basta perché io sono già ‘tanto’. Se invece ho bisogno di una casa che in qualche modo mi coccoli o mi dia supporto, sicuramente la casa neutra mi risulta vuota e fredda“.

Il post-Covid ha accelerato questa presa di coscienza. Chiusi nelle nostre abitazioni, abbiamo percepito quanto l’ambiente domestico influenzi il nostro benessere. Da qui è nata una rinnovata voglia di colore.

Fuajè boutique hotel
Project: Rag architettura - Architetto Giuseppe Raimondo
Ph: Daniele Di Lorenzo

Progettare per la trasformazione

Un altro aspetto rilevante è il cambiamento di mentalità rispetto alla durabilità. “Non abbiamo più la necessità di creare un colore che debba per forza resistere vent’anni, o per l’eternità” osserva Daniele. “Oggi sono attratto da questo colore e lo uso… domani lo cambierò. È fattibile, lo si può realizzare facilmente“.

I pavimenti a posa flottante facilitano questa attitudine al cambiamento: “Un pavimento che costa un pochino meno, che è veloce da applicare, senza colla, senza polvere e senza detriti da smaltire ed è veloce anche da sostituire. Non deve durare tutta la vita. Se fra dieci anni ho voglia, svuoto due o tre mobili e rimetto il pavimento nuovo“.

In un cantiere recente  che ho seguito, di 60 metri quadri, la posa è stata completata in una sola giornata mentre altri lavori erano ancora in corso da settimane” – un’efficienza impensabile con le pavimentazioni tradizionali.

Un metodo empatico

Il lavoro di Daniele si distingue per un approccio che va oltre la consulenza estetica, sfiorando la dimensione psicologica. Utilizza anche strumenti come il test RAH Color, basato sulle neuroscienze, per identificare la palette cromatica più affine a ogni persona.

A volte ho proposto degli azzardi, pensando di aver esagerato. Poi questi clienti sono tornati indietro per dirmi grazie, anche dopo cinque anni, per rifare un’altra parte di casa dicendomi: ci hai dato quel colore anche in modalità strana e ora siamo qui“.

In un progetto particolarmente delicato, ha aiutato una cliente a trasformare i mobili ereditati dalla madre scomparsa, ridipingendoli per mantenerne il ricordo senza che diventasse ingombrante. “Al colpo d’occhio veloce non mi ricordo tutte le volte, ma quando ci voglio pensare quello era il mobile che usavo con mia mamma”.

Questo approccio integrato, che considera pavimenti, pareti, soffitti e arredi come elementi di un sistema unico, restituisce agli spazi un’anima che nessun render, per quanto sofisticato, può catturare. Perché alla fine, come ricorda Daniele, “progettare il colore significa progettare emozioni, memorie, connessioni. Significa creare case che ci somigliano davvero“.